La pratica del Taiji è fondata sull’alternanza Yin/Yang, che nell’esecuzione dei movimenti si esterna in modi diversi, essenzialmente in:
1. abbassare/alzare;
2. svuotare/riempire;
3. chiudere/aprire.
Nella spinta frontale, una delle azioni più ricorrenti del Taiji, queste tre modalità sono compresenti.
Quando ad esempio siamo in piedi in Xu bu (posizione vuota) possiamo esercitare una forza in avanti utilizzando esclusivamente il petto: il nostro centro si muove quindi verso l’oggetto che vogliamo spingere.
Il movimento del tronco dipende dalla lunghezza e dall’ampiezza della nostra posizione.
Nell’azione di muovere il corpo in avanti, la nostra energia sarà proiettata all’indietro attraverso la spinta a terra del piede posteriore; una forza simile a quella esercitata dai propulsori che spingono all’indietro per far muovere in avanti un missile, o, più propriamente, a quella di un’elica che muove un motoscafo in avanti.
Piuttosto che muovere il solo tronco, è ovviamente possibile allungare le braccia di fronte a noi rendendo la spinta più efficiente…
Qualcuno potrà dire a questo punto, “Dove sono le tre modalità Yin/Yang di cui parlavamo all’inizio?”
Al massimo qui troviamo una sola modalità, di cui oltretutto non abbiamo parlato, e cioè indietreggiare/avanzare.
Non abbiamo citato questa modalità perché è essenzialmente ERRATA e presuppone una direzione della forza del tutto lineare, mentre nel Taiji tutti i movimenti devono essere “tridimensionali”.
Quindi il percorso dell’energia sarà diverso e molto più complesso:
1. Partendo in Xu bu, il primo movimento sarà quello di abbassare la posizione, ma non flettendo le ginocchia, bensì rilassando verso il basso: spalle, petto, vita, anche, ginocchia e caviglie (un movimento che “da fuori” è quasi impercettibile);
2. A questo punto la gamba posteriore è estremamente “carica”, come una molla che stata compressa e che è quindi pronta a rilasciare la forza verso l’alto;
3. Il centro non muove però direttamente in avanti, bensì coinvolge per connessione tutte le membra in un’azione a spirale in direzione “avanti/basso”; l’energia potenziale della gamba posteriore troverà poi la sua piena espressione quando le mani raggiungeranno l’oggetto da spingere (diciamo…“l’avversario”);
4. Al momento del contatto con il corpo dell’avversario le braccia premeranno verso il basso ed effettueranno una rotazione verso l’interno che coinvolgerà spalle, gomiti e polsi.
5. In questo preciso stesso istante le gambe completeranno il loro movimento a spirale con un’ulteriore piccola rotazione verso l’esterno che aprirà le articolazioni coxo-femorali e, seppur minimamente, anche le ginocchia di ambedue le gambe.
Questa rotazione di braccia e gambe fornirà molta più potenza alla spinta rispetto al muovere il corpo (e la forza) linearmente. In pratica ci sarà la stessa differenza tra il fare entrare una vite in un pezzo di legno ruotandola con un cacciavite, piuttosto che “martellarla” come se fosse un chiodo. Il primo metodo è, come l’esperienza insegna, di gran lunga migliore…
Quando una spinta viene effettuata attraverso questa complessa azione a spirale, tutta la struttura corporea (muscoli, tendini, articolazioni) sarà connessa e coinvolta nel movimento; nulla ristagnerà o resterà escluso dall’azione.
Quindi una spinta veramente efficace ed economica in termini di dispendio energetico non può essere prodotta senza l’azione a spirale connotata da:
Abbassare/Alzare (movimento di rilassamento verso il basso dell’intera struttura corporea)
Riempire/Svuotare (accumulare l’energia potenziale per poi poterla esprimere con una traiettoria a spirale)
Aprire/Chiudere (apertura delle articolazioni coxo-femorali e chiusura di quelle scapolo-omerali per focalizzare l’energia)
Interessante anche se capisco che per acquisire consapevolezza bisogna praticare…