UNA BOCCATA D’ARIA… CI AMMAZZERÀ

RESPIRARE NON VUOL DIRE… IPERVENTILARE

Respiriamo male e respiriamo… troppo. Non lo diciamo noi ma la ricerca scientifica.

Oltre mezzo secolo di studi ha dimostrato infatti che negli ultimi decenni i volumi di aria respirati dall’uomo sono praticamente raddoppiati (e l’inquinamento è aumentato vertiginosamente).

Il risultato è che il 90 % della popolazione respira molta più aria rispetto alla quantità ritenuta salutare dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

LA QUANTITA’ GIUSTA

Una persona sana in un minuto respira (inspira ed espira) una dozzina di volte.

Ovviamente ci riferiamo a una persona adulta, in salute e a riposo. In questo modo nei suoi polmoni entrano, grosso modo, 5 litri d’aria (rientrano nella normalità valori compresi fra 4 e 6 litri)

Quando la quantità di aria inalata supera in maniera significativa questo valore si parla di IPERVENTILAZIONE (un parametro stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità).

FACCIAMO QUATTRO CONTI

Se in un minuto attuiamo, ad esempio, 20 atti respiratori invece di 12, il risultato sarà che la quantità inalata sarà di circa 8 litri d’aria al minuto, invece che 5. Respirando con questa frequenza per una settimana, dal lunedì alla domenica avremo inalato circa 30.000 litri di aria in più.

L’OSSIGENO IN ECCESSO

L’aver introdotto una maggiore quantità di Ossigeno avrà come effetto una maggiore formazione di radicali liberi, senza produrre per altro alcun beneficio, tutt’altro…

Per poter utilizzare l’ossigeno in più, avremmo infatti bisogno di aumentare “magicamente” il numero dei nostri globuli rossi del 40-50 per cento: cosa del tutto impossibile, a meno che non ricorriamo a una massiccia autoemotrasfusione (una famigerata e pericolosa pratica di “doping”).

Perché è il numero di globuli rossi del sangue a determinare fisiologicamente la quantità di Ossigeno che può essere assorbito ed utilizzato dal nostro organismo. Diventa pertanto inutile, anzi, dannoso inalarne una maggiore quantità, visto che i nostri globuli rossi ne sono già saturi.

Occorre respirare sempre in rapporto alle circostanze. Una respirazione che risulta adeguata se stiamo correndo o svolgendo un’intensa attività fisica, risulta spropositata se siamo seduti in macchina o davanti al televisore, eppure… a volte non facciamo una grandissima differenza fra le due circostanze e, quel che è peggio, neanche ce ne rendiamo conto.

Ma se ci è chiaro che il troppo cibo e il mangiare troppo velocemente ci fa male, com’è che non riusciamo a comprendere che respirare troppo o troppo in fretta danneggia pesantemente il nostro organismo?

UNA BRILLANTE SCOPERTA

Intorno alla metà del secolo scorso, il medico ucraino Konstantin Pavlovich Buteyko iniziò a effettuare delle approfondite ricerche sulla respirazione, durate diversi decenni.

Studi che hanno coinvolto oltre 100.000 persone affette dalle più svariate malattie.

Ben 300 fra le patologie in assoluto più diffuse vennero poste in diretta relazione a un eccesso di ventilazione.

Buteyko appurò, infatti, che gran parte dei malati esaminati affetti dalle malattie più comuni respiravano un volume di aria fino a 5 volte superiore al normale.

UN PERVERSO MECCANISMO

L’iperventilazione è causa diretta della cronica carenza di anidride carbonica fisiologica. In mancanza di essa, l’Ossigeno non può passare dal sangue ai tessuti perché viene trattenuto dall’emoglobina (effetto Werigo-Bohr).

Iperventilando è quindi impossibile poter garantire un corretto scambio gassoso negli alveoli (con adeguata saturazione di ossigeno nell’emoglobina ed eliminazione dell’anidride carbonica in eccesso).

L’iperventilazione può inoltre essere indotta da atti espiratori “superficiali” (frequenti e corti), attraverso un’eccessiva espansione della cassa toracica e, di contro, una scarsa mobilità del diaframma.

LA STUPIDA “DEMONIZZAZIONE” DELL’ANIDRIDE CARBONICA

Per potere ossigenare adeguatamente i tessuti del nostro organismo, abbiamo bisogno sia dell’ossigeno quanto dell’anidride carbonica, che non è “velenosa”, come comunemente si pensa (a differenza del monossido di carbonio che invece lo è).

La carenza di anidride carbonica (detta ipocapnia) provoca infatti una minore circolazione del sangue e un ridotto apporto di ossigeno a tutti gli organi vitali.

Questo provocherà una conseguente condizione di ipossia (mancanza di ossigeno) nei tessuti più sensibili (cervello, cuore, muscoli, fegato), alterando la funzionalità del sistema nervoso, circolatorio, epatico, ecc.

La riduzione dei livelli di anidride carbonica, indurrà anche una condizione di acidosi respiratoria, che altererà i valori del Ph fisiologico. La conseguenza sarà una costrizione dei vasi che provocherà un’amento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca.

Morale della favola: se avevamo già capito che mangiare troppo nuoce alla salute, forse è meglio riflette sulle conseguenze del respirare TROPPO e MALE.

Respirate, sì! (possibilmente “aria buona!).

Ma respirate “con la pancia” e poi…

ASSAPORATE OGNI RESPIRO…

MOLTO, MA MOLTO LENTAMENTE

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